Archeologi al lavoro
Inizio
Oggi è giovedì 18 gennaio e, questa mattina, noi bambini delle classi 3^ A e 3^ B, abbiamo vissuto un'esperienza davvero speciale!
Ci siamo recati a Malcontenta, una località in provincia di Venezia, per lavorare come dei veri archeologi. La nostra missione
infatti è quella di imparare a fare una piccola ricerca storica partendo proprio dalle tracce lasciate dagli uomini del passato in un luogo.
"Era una grigia mattinata invernale, la nebbia fitta avvolgeva come un velo il paesaggio e accarezzava le nostre guance con mani umide e leggere.
Ci sembrava una giornata triste ed invece ... era l'inizio di un'avventura entusiasmante".
Parte centrale
Attrezzati di tutto punto, abbiamo sistemato i nostri zainetti nel bagagliaio della corriera, siamo saliti e siamo partiti da scuola verso le 8.30.
All'inizio, in autostrada c'era poca nebbia, ma poi il nostro compagno Marco ha notato un cartello dove c'era scritto "Attenzione alla nebbia" ed
era vero! La visibilità era sempre più scarsa, ma la nostra meta sempre più vicina.
Dopo un'ora circa siamo giunti a Malcontenta un piccolo paese di campagna situato alle porte di Venezia, vicino alla laguna addormentata,
e attraversato da un canale navigabile che scorreva lento e sinuoso come un boa tra i campi arati.
Ad attenderci c'era il signor Giovanni, il nostro esperto in archeologia, una persona molto preparata che conosce molte cose sui reperti di quella zona
e sulla loro storia. E' un signore cordiale, alto di statura, magro, un po' stempiato, con lo sguardo vivace e da studioso (forse perché porta gli occhiali).
Appena scesi dal pullman ci siamo tolti le scarpe ed abbiamo indossato gli stivali e lo zainetto; quindi abbiamo seguito il signor Giovanni incamminandoci
tra i campi arati. Ci ha spiegato che in quella zona si trovano molti reperti perché nell'antichità i nobili veneziani transitavano con le barche. Nei periodi
in cui pioveva molto però l'acqua tracimava allagando la campagna. Per questo motivo i signori invitarono i loro sudditi a portare lì tutti i materiali di
scarto per costruire degli argini e proprio quegli oggetti siamo andati a cercare.
Abbiamo infilato i guanti, preso dallo zaino un sacchetto di nylon e abbiamo iniziato la nostra "caccia".
Arrivati al punto prestabilito, tutti noi ci siamo sparpagliati per il campo e appena un bambino trovava un pezzo di vaso o un osso si metteva
a strillare per l'emozione.
Il terreno era arato, fangoso e molto esteso: sembrava una spiaggia.
Tra le zolle scure e un po' mollicce, i nostri piedi sprofondavano come nelle sabbie mobili, ma nascosti nel fango c'erano dei veri tesori: cocci
di vasi e piatti dipinti, frammenti di ossa, conchiglie, perline di vetro, denti di animali e più preziose di tutto, pipe in gesso bianco.
Facevamo vedere i reperti al signor Giovanni e lui ci diceva se erano antichi o antichissimi e ci raccomandava di non prendere ossi, ma solo
i reperti più belli.
Francesco R. è stato fortunatissimo perché ha trovato un pezzo di piatto del '500, tutto colorato di bianco e blu con raffigurato un sole quasi
intero. Il signor Giovanni l'ha definito un pezzo da museo!
Imane ha scovato una rara pipa turca e altre pipe con il marchio le ha trovate Marco.
Per Francesco S. e per Davide invece la raccolta è stata una vera tragedia perché proprio alla fine... BUUM! Sono scoppiati i loro sacchetti ed hanno perso
molti pezzi interessanti.
Per qualcun altro poi è stato piuttosto faticoso camminare con gli stivali appesantiti dal fango e continuare ad abbassarsi per raccogliere i frammenti.
Dopo più di un'ora dall'inizio del nostro lavoro, siamo ritornati nel prato in cui avevamo lasciato gli zainetti e ci siamo riposati facendo merenda.
Al termine siamo andati a vedere la laguna: sembrava una grandissima palude, con dei laghetti e tante isolette ricoperte d'erba, in mezzo alle quali
abbiamo intravisto qualche uccello solitario, una garzetta e dei gabbiani. Era tutto grigio, triste e silenzioso, prigioniero della nebbia ancora fitta.
Infine siamo ritornati al pullman, ripercorrendo il tragitto dell'andata fra i campi. Si sentivano solo le nostre voci allegre e soddisfatte.
Arrivati, l'autista ha aperto il portellone dove c'erano le nostre scarpe pulite e ci siamo cambiati: eravamo proprio tanto sporchi ed anche un po'
stanchi e affamati.
Finale
Abbiamo salutato e ringraziato il signor Giovanni e siamo rientrati a scuola orgogliosi e stupiti delle nostre scoperte. Ognuno di noi custodiva
gelosamente il suo sacchetto pieno di tesori profumati di... storia!
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